Pubblicata per la prima volta nel 1936 - mentre Pavese si trova al confino a Brancaleone Calabro - la raccolta poetica "Lavorare stanca" racchiude i temi che resteranno centrali in tutta la sua opera. Con i versi lunghi, di tredici o sedici sillabe, e uno stile semplice e diretto in contrasto con quello dell'epoca, Pavese apre la strada a un nuovo mondo narrativo, in cui le poesie hanno l'aria di racconti, microstorie. Nonostante i riferimenti a luoghi a lui conosciuti, l'autore dona a ogni elemento - le stelle, l'alba, le colline, ma anche la città , gli uomini e le donne - una dimensione mitica, universale, e fa emergere tra le pagine fitte, distinta, la presenza di un « Io» ingombrante, pur se mimetizzato negli altri. Un viaggio che evoca con nostalgia non solo il passato, ma anche un futuro su cui egli già proietta tutto il senso di inadeguatezza e l'irrimediabilità della propria solitudine.