
Uomini veri. Barbe che graffiano, mani forti, voci basse. Nei racconti di Manuel García, il desiderio nasce dallo scontro e si compie nel silenzio che segue uno sguardo troppo lungo. Non c'è romanticismo, solo attrazione pura - carnale, istintiva, virile. Sono storie di corpi che si riconoscono senza bisogno di parole, di uomini che cercano altri uomini e trovano in loro uno specchio di potenza, bisogno e libertà.
Nel racconto che dà il titolo al libro, Barbuti che Amano Barbuti, un giovane scopre un gruppo online dedicato alla sua ossessione segreta: le barbe maschili. Tra profili anonimi e fantasie condivise, un messaggio inaspettato accende una miccia che non si può più spegnere. L'incontro con Renato - guardia giurata, barba perfetta, sguardo deciso - trasforma il desiderio in qualcosa di concreto, ruvido, reale.
Quando chiusi la porta, sentii il suo respiro sulla nuca e la barba sfiorarmi la pelle come una promessa. Non disse nulla. Mi prese da dietro, con la forza di chi ha aspettato troppo. Le nostre barbe si cercarono, si mescolarono, fino a confondersi nel sapore caldo del bacio.
In queste pagine non c'è finzione né dolcezza: solo uomini, sudore, e quella verità che nasce quando la pelle incontra la pelle.
Un libro che non si legge: si sente.
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