
Uomini veri. Virili, silenziosi, ruvidi come l'asfalto delle strade che percorrono e come la vita che li ha forgiati. Nei racconti di Manuel García, il desiderio non nasce dall'amore ma dallo scontro, da una sfida, da un gesto che dura un attimo di troppo. È un erotismo maschile, diretto e fisico, dove la pelle parla più delle parole e il silenzio pesa quanto un respiro trattenuto.
Nel racconto che dà il titolo alla raccolta, Prostituto, Pedro è un ragazzo di strada nella Rio de Janeiro degli anni '40. Fuggito da una retata di polizia, trova rifugio nell'appartamento di Kit, una transessuale che lo introduce a un mondo nuovo: quello della notte, del trucco, degli uomini che pagano per un sorriso. Ma prima di uscire, Pedro deve rinascere - e con lui, il suo nome.
«Francy», sussurrò davanti allo specchio. «FrancyElly».
Kit lo guardò sorridendo, la sigaretta tra le dita e la vestaglia che scivolava sulla spalla.
«Ora sì, tesoro. Ora sembri pronto per essere desiderato».
La notte li aspettava oltre la finestra, calda, elettrica, carica di promesse. Pedro respirò piano.
Non sapeva se stava andando incontro a un cliente o al suo destino.
Prostituto è un viaggio nel desiderio virile, dove l'uomo incontra l'uomo e il confine tra paura e piacere si dissolve nella carne.
Storie che non cercano di piacere: mordono, graffiano, lasciano il segno.
Perché il vero erotismo non è mai solo sesso - è sopravvivenza, fame, identità.
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