
In Il Giocatore, Manuel García racconta uomini veri: virili, concreti, imperfetti. Uomini che vivono il desiderio senza filtri, tra spogliatoi e silenzi carichi di tensione, dove basta un contatto o uno sguardo per far saltare ogni equilibrio. Le sue storie non cercano il romanticismo, ma la verità carnale del corpo maschile - l'odore del sudore, la pelle bagnata, il respiro trattenuto prima che tutto esploda. Non è pornografia: è erotismo virile, duro e autentico, dove l'uomo desidera l'uomo con la forza di chi non chiede il permesso.
Nel racconto che dà il titolo alla raccolta, un errore sul campo diventa il punto di non ritorno. Max, giovane riservato, e Johnny, compagno di squadra impulsivo e dominante, si scontrano tra rabbia e attrazione. Un gioco di potere che continua oltre la linea di fondo, dietro la porta di uno spogliatoio, tra vapore e acqua che scorre. Lì, il desiderio si fa palpabile, feroce, incontrollabile.
L'acqua batteva sulle piastrelle e il rumore copriva ogni suono. Attraverso una fessura, Max lo vide: Johnny, nudo, il corpo teso sotto la doccia, la pelle che brillava come bronzo. Le gocce scivolavano tra i muscoli, lungo le vene gonfie del braccio. Lui si voltò appena, e per un attimo gli occhi dei due si incrociarono - o forse fu solo un'impressione, un lampo, il confine tra paura e desiderio.
Manuel García scrive con la precisione di chi conosce la carne e il silenzio degli uomini. Ogni racconto è un incontro di forza e vulnerabilità, di scontro e resa.
Nel campo, sotto la doccia, o dietro una porta chiusa, c'è sempre un momento in cui il gioco cambia. E nessuno torna più indietro.
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