Luciano De Crescenzo scriveva che tutto il mondo ha bisogno di un po' di Napoli. E aveva ragione. Città formidabile, sempre fuori dagli schemi e con uno schema tutto suo. L'unica che sfugge all'appiattimento dell'algoritmo che sta livellando bisogni, sogni, gusti ed esistenze di gran parte dell'umanità . In quale altro posto del mondo il primo ospedale può essere chiamato "degli incurabili"? Si conoscono altre situazioni in cui il santo protettore, san Gennaro, ha dovuto sottoscrivere il suo impegno a tenere sotto controllo il Vesuvio in un atto notarile, per di più qualche centinaia di anni dopo la morte? Tutto questo e molto altro succede solo a Napoli. Perché nella città di Partenope la medietà non ha proprio cittadinanza. C'è il primato e il non classificato, la vetta e l'abisso, il meglio e il peggio, ma non c'è mai la fascia mediana, quel borbottante tran tran quotidiano per cui le giornate, le persone e le metropoli si somigliano fra loro. L'eccezionalità di Napoli e dei napoletani è che poli sempre opposti non si attraggono per nulla, ma generano una diversa normalità , un modo di vivere atipico e creativo. Amedeo Colella, detto 'o professore, ha speso tempo e intelligenza per scovare il principio attivo della napoletanità , e in questo libro ce lo propone come una buona medicina da assumere due volte al dì . Tantissimi racconti di cultura partenopea che narrano i grandi del passato, le meraviglie gastronomiche, il profano rapporto con il sacro, e che diventano, involontariamente, una salutare somministrazione di benessere per tutti.