"Cielo Cervo" è un libro abitato da una voce antica e nuova, capace di incanalare in sé richiami misteriosi. Con versi lucidi e tesi alla visione, assume forme naturali in bilico tra il sacro e il profano, impegnate in una temporalità circolare, fertili e allo stesso tempo autoconclusive, intrappolate, spinte ad abbracciare una malinconica visione. La crescita lineare dell'opera è costantemente deviata da mulinelli onirici, buche umide della coscienza che nessun futuro sembra in grado di sanare. Come scrive Valerio Grutt nella prefazione: "Cielo Cervo è un libro contemporaneo e primordiale, naturalmente simbolico, mistico e sensuale, oscuro e abbagliante". In un susseguirsi vertiginoso di ritmi che incalzano, le innumerevoli voci ambigue, a volte fantastiche, spesso violente, che corrono attraverso la raccolta, si muovono in un paesaggio denso di oscurità luminosa, pieno dei lividi che la magia lascia su tutte le cose.